Quando mi hanno chiesto se volevo partecipare ad un viaggio in Oman il mio cuore ha fatto un sussulto. Era uno dei miei sogni poter scoprire questa terra, e potevo essere ancora in tempo per vederla nel suo reale essere. L’Oman si sta trasformando, il turismo si sta sviluppando e quando l’attuale Sultano non sarà più al suo governo, il Paese rischierà di perdere il suo antico fascino.
Era novembre il mese in cui sono partito. Un volo Neos (che tra tutte le compagnie di voli charter forse è la migliore) mi ha portato in sole sei ore e mezza dalla nebbia di Milano al caldo sole di Salalah. Uscito dall’aeroporto, un pullman mi ha fatto arrivare direttamente al villaggio, adagiato su una bellissima e sconfinata spiaggia biancastra bagnata dalle acque di un mare che, a seconda degli orari, grazie alle sue maree, forma piccole piscine naturali. La spiaggia di Salalah è tutta meravigliosa, non ci sono spiagge migliori o peggiori.
Dal villaggio ho deciso di partecipare alla maggior parte delle escursioni organizzate. La prima è stata alla scoperta del sole nel deserto, possibile all’alba o al tramonto. Una jeep mi ha portato tra dune alte cento metri e oltre per farmi godere di uno spettacolo meraviglioso. Ero immerso nel nulla più assoluto: le uniche cose che vedevo erano il cielo e le dune. Potevo camminarci sopra e restare in attesa delle prime luci del giorno che facevano nascere dall’orizzonte una palla infuocata di colore rosso che mi accecava. Lì, le mie due macchine fotografiche si sono completamente scaricate e mi hanno lasciato immagini di ricordi indelebili.
Il pomeriggio ho partecipato ad un’altra escursione per scoprire degli antichi fortini arabi ancora in parte intatti.
Ma un’altra meravigliosa scoperta è stata quella della spiaggia di Fasayah, a circa un’ora e mezza di tragitto in jeep dal villaggio. Un pomeriggio trascorso in una delle più belle spiagge mai viste, che mi ricordava quelle dei Caraibi. Sabbia bianca, mare stupendo e una grotta, che quando il mare è mosso crea dei soffi che ricordano quelli dei geyser.
Fasayah è un Parco Naturale dove la tranquillità e la natura incontaminata regnano sovrane.
Un altro momento memorabile del mio viaggio in Oman è stato quando ho osservato i pescatori nella spiaggia accanto al villaggio. Una mattina hanno buttato in mare delle reti e poi, era come se se le fossero dimenticate. Dopo due giorni invece sono tornati con delle jeep, hanno attaccato le reti ad esse e hanno cominciato a tirarle fuori dall’acqua. Lì, migliaia di pesci hanno cominciato a saltare da tutte le parti. Quello era il loro modo di pescare. “Ma cosa ne fanno di tutto quel pesce?” mi sono chiesto. Lo raccolgono e la più grande parte di esso viene destinata alla preparazione di un pastone che diventa il pranzo dei cammelli del deserto. Eh sì, perché dopo l’incenso, in Oman, il simbolo è il cammello. Lo usano non solo come mezzo di trasporto, ma anche come fonte di latte e addirittura utilizzano la sua urina venduta in boccette per vari rimedi.
In Oman la qualità di vita è alta, forse più delle aspettative. La gente ha un buon tenore di vita ed è considerato il terzo Paese più sicuro al mondo. I lavori umili, come quello di cameriere o addetto alle pulizie, vengono svolti dalle persone che vengono dall’estero, dall’India, dal Pakistan, dall’Egitto…
Queste persone per distinguersi indossano una veste bianca. Gli omaniti invece svolgono lavori meno umili e portano vesti colore panna. Questa è un’altra delle particolari caratteristiche di un Paese che lascia stupiti sotto ogni suo punto di vista.
Lorenzo Zanichelli
agente di viaggi dell’ Onda Perfetta